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"L’inverno è vostro, ma la primavera è nostra"

  • Immagine del redattore: Cotidie, sul filo dei giorni
    Cotidie, sul filo dei giorni
  • 7 mar 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 14 mag 2022


Il cielo è bianco, la pioggia cade e tutto sembra tacere in un’atmosfera tacita, sospesa.

Tutti attendiamo, impotenti la nostra sorte, la sorte dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Tutto tace e noi aspettiamo attoniti la fine di tutto questo male. Ogni tanto proviamo a dire qualcosa, ma è ancora freddo. L’inverno regna sovrano. E noi aspettiamo.

Inesorabilmente la natura continua il suo corso, avanza nel suo ciclo. Nel mio piccolo giardino, che poi giardino non è, ma fa lo stesso, si sono risvegliate già le ortensie e le peonie crescono giorno dopo giorno, nonostante la neve della scorsa settimana, nonostante tutto. Sono ancora troppo giovani per accogliere i fiori, ma pazienteremo confidando nella prossima primavera. Perché ci sarà, no? una prossima primavera.

Dal logorio della mente trovo rifugio, nel mio giardino. Dall’osservazione delle piante, che ignare di tutto continuano a seguire i loro cicli di crescita, splendore, morte e resurrezione.

Dico che sono ignare, ma non ci credo per niente.

Cezary* dice che le piante possono comunicare con i bambini, e a chi riesce a preservare un cuore puro. Perché dovrei pensare che siano ignare di tutto ciò che accade, sotto le loro fronde, sopra le loro radici?

La mirabella e tutti i suoi amici, i pioppi, i pini, i tigli, sapevano. Non comprendevano le ragioni, forse perché ragion non c'è, forse perché i motivi sono troppo ignobili e vili, forse perché il male è così banale che non si riesce a spiegare, non so, ma loro sapevano e soffrivano per tanto dolore, per tanto male ingiustificato. Ma pur sapendo, di mirabella in mirabella, di generazione in generazione, di guerra in guerra, di vita in vita, di storia in storia, la memoria si tramanda. E nonostante tutto il kompot si continuerà a preparare, e i bambini continueranno a parlare con gli alberi e chiedere “Che si sente”? Poggiando l’orecchio sul tronco ruvido ma caldo di vita. E torneranno a sentire canti di festa, fanfare in piazze assolate.

Perché la vita continua, anche se c’è chi pensa di poterla fermare.

La vita continua finché c’è speranza. E qualora non ci fosse più nemmeno la speranza sarà la grazia a guidare i nostri cuori. Ma poichè continueranno a esserci nel mondo le nostre mirabelle, sparse qua e là, la speranza non avrà ragione di preoccuparsi. Sopravviverà e con essa il pensiero di un futuro. Non posso dire migliore, ma un futuro mi sembra già non poca cosa.

Seminiamo, quindi. Consegnamo al vento i nostri semi.

Piccoli semi che germoglieranno e tanto potranno essere, tanto potranno fare.

E anche la primavera si sorprenderà di scoprirsi così rigogliosa, ne sono certa.

Tornerà di nuovo il tempo di fare il kompot più dolce e profumato di sempre. Come sempre.

Intanto le foglioline intrepide del melograno, si fanno strada con il loro rosso sbocciare su questo cielo bianco senza sole (ma non ancora per molto).


L’inverno è vostro, ma la primavera è nostra, anche questo me lo ha insegnato Cezary. Grazie.


*Cezary Harasimowicz, autore di, Mirabella, la storia raccontata da un albero, MIMebù edizioni, Milano 2021

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