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Il giardino dal finestrino del treno

  • Immagine del redattore: Cotidie, sul filo dei giorni
    Cotidie, sul filo dei giorni
  • 28 nov 2022
  • Tempo di lettura: 2 min


Barletta, 8:06 - treno in partenza.


Distese infinite di verdura, ordinata in perfette file, scorrono a velocità costante sotto i nostri occhi.

Cavalli alla loro biada mattutina. Filari di vite ormai spoglia dei frutti, immenso ordito di tessuto eterno, foglie rosse al leggero vento di questa uggiosa domenica di novembre. Prima domenica d'avvento.

Il Vulture solitario fa capolino da un campo a maggese, particolare visione in questa terra curata a giardino, ma che giardino non è.

Distesa infinita, poi il confine. Una muraglia. La Basilicata è là sul fondo a far da contorno a questo quadro d'autunno variopinto. Fichi secchi e una pianta di menta sotto il sedile del treno. Fichi ormai spogli sulla terra bagnata. Verso nord il tempo chiarisce. Sembra prometter il sereno.

Colombi sulle tegole di un tetto, appollaiati a mirar lo spettacolo degli spettacoli.

Palcoscenico eterno, sempre nuovo, seppur sempre lo stesso.


Penso al mio amico pettirosso, sarà passato questa mattina?

Una compagnia di cani di campagna in un salotto di città.

Baffi riflessi e poi un arcobaleno.


Incisioni sulla terra brulla si susseguono, piccoli rivoli d'acqua, canneti e qualche casa diroccata, testimonianza di vita trascorsa.

Filari di gialli melograni e poi di là, dall'altro lato, una sorpresa.

La calma quiete del lago tra gli ulivi anche loro ormai privi dei loro frutti.

Un falco pellegrino sorvola quest'immensa pianura.


Con il Molise arriva il mare. La sua fresca visione mi risveglia. Le sue onde mi chiamano, mi invitano a danzare. La fredda e solitaria spiaggia mi attende con i suoi colori pastello.


Quando il cielo è ormai azzurro e il sole alto, ecco, il primo fiume ricolmo d'acqua. Il dolce disegno delle verdi colline mi culla ed è un'ardua battaglia quella tra Morfeo e Mnemosine.

La curiosità di rivedere le verdi colline, le case, le strade che i miei occhi bambini credevan casa, ha la meglio. Ricordo il grande gelso, la campagna libera e serena, umile e lasciata a sè. I conigli e le galline. Il gatto Grisù e il caotico disordine del casolare, tempio del cuore di una donna speciale che mai abbastanza lo fu per gli altri, ma che fu tanto per me.


L'appennino innevato compare all'improvviso alla mia vista. E mi scopro felice di raggiungere le montagne, materna fermezza e costanza. Il bianco della neve sul bianco della spuma del mare.

Oggi, prima domenica d'avvento mi ritrovo nella carrozza di un treno, partito dalla mia casa del cuore, a passeggiare lungo l'Italia.

E passando per la stazione di Ancona mi sorprendo a cercare qualcuno che un tempo conoscevo. Magari un compagno o una compagna di scuola, una persona conosciuta di vista. Dopo tanti anni lo faccio ancora.


Poi, ancora una volta è tempo della pianura, con i suoi frutteti, i vitigni e le casette con i mattoncini rossi.

Intanto l'Appennino, sempre più lontano, divide il paese, unendolo con i suoi sentieri.

Costante compagno di viaggio, lascia ora spazio a chi più giovane, tra poco meraviglierà come sempre la mia anima semplice.

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Cotidie

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