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Breve diario di un soggiorno svizzero (Prima Parte)

  • Immagine del redattore: Cotidie, sul filo dei giorni
    Cotidie, sul filo dei giorni
  • 20 dic 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

(in foto: Bio Bistrot Charlotte 21, Roveredo (CH))


Roveredo 27 Novembre 2022

Arrivata in Svizzera.

Le Alpi davanti ai miei occhi si ergono in tutta la loro maestosa grazia. Come mantello avvolgono la terra.


Roveredo, 29 Novembre 2022

Idiomi nuovi, suoni musicali che faccio fatica a comprendere. Ma il linguaggio del cuore unisce sempre e così le amicizie si intessono come componimenti dal ritmo sconnesso ma armonico.

Bevo il tè speziato della Cristina del Bio Bistrot. Un viaggio in Marocco. Poi alzo lo sguardo e le Alpi, mi riportano alla realtà. Spezie, verdure, boccette d'olio d'argan colpiscono la mia attenzione e stimolano in me ricordi e memorie mediterranee.

Ritorno al mio tè speziato della casa e mi godo il tepore di un luogo pieno di calore, di sogni, di vie aperte pronte per essere percorse, non appena sarà il tempo giusto.

Intanto un po' di pigmento rosso riposa sul grande tavolo comune al centro della stanza. Attende silenzioso di essere spazzato via, diventare qualcos'altro, cambiare la sua forma, il suo perché.

Questa mattina un elicottero nella valle, a bassa quota ha attirato la nostra attenzione. Un carico speciale portava con sé. Dalla montagna fino alla piccola piazzetta del paese ha trasportato con cura e attenzione un grosso abete.

Benvenuto albero di Natale!

Intanto, un ragno, poco sopra le zucche posate sulla credenza, si gode lo spettacolo, le chiacchiere e i racconti di questo posto del cuore, ai piedi delle montagne, vicino la Mossa, che rapida scorre, cullandoci con il suo dolce canto.


Roveredo, 30 Novembre 2022

Mani di donne intente a ricamare. Mussola che attende il filo, pronta ad accoglierlo e trattenerlo. Una stanza tutta per sé, da creare e custodire. Un oggetto del cuore da scegliere e curare.

Scelgono il filo. Uno, poi un altro e un altro ancora. Chiudono gli occhi, portandosi le mani al collo e poi riprendono il loro lavoro.

Mani affaccendate, ma calme, rispettose del prezioso tempo che scorre, ma non troppo velocemente.

Il suono di un'ambulanza interrompe il silenzio claustrale.

Poi riecco la pace. Il ticchettio dell'orologio. Lo scoppiettare della stufa. La musica delle mani operose fa compagnia al canto di Ildegarda. Da quanto tempo non si fermano? Da quanto non tracciano figure con grafite e cotone? Da quanto non ascoltano il silenzio?

Un tempo fermo. Senza imparare nulla. Un tempo per un'azione inutile. Un atto d'amore. Un momento di raccoglimento. Una pausa tra un respiro ed un altro.

Fuori è freddo e forse, dicono, nevicherà.

La stufa continua il suo canto, così come le operose mani.

E intanto Ildegarda accompagna il nostro cammino e ci rende sorelle.

Fazzoletti piegati, disegni tracciati. La ruota dell'anno che gira e gira senza mai fermarsi. "Già?" mi chiede E. Il tempo le sfugge di mano. Un tempo di pausa. Un contrappunto silenzioso, carico di immagini, memoria, identità, legami. Poi la L. di nuovo chiude gli occhi e riporta le mani al collo. Riprende contatto con sé.

C. si guarda intorno, anche lei chiude gli occhi e poi ritorna al suo componimento.

M.P. con fare sicuro e centrato continua il suo operato, mentre io controllo la legna nella stufa, prima di ritornare alla mia scrittura.

C. usa le dita per dare sfondo ad alcune parti della sua ruota, poi riprende il ricamo. Gesti lenti, misurati e consapevoli.

Poi è il tempo di una cena mediorientale tra le montagne e la venuta di un signore che entra per sorseggiare la sua camomilla serale, ma che con tenera e gentile discrezione si accomiata vedendo la tavola imbandita a festa.

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Cotidie

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